Come scegliere i caschetti per l'arrampicata

I caschetti da arrampicata fanno parte dei DPI utilizzati per la propria sicurezza in qualsiasi contesto verticale: dalle vie ferrate alle uscite alpine, dalle giornate in falesia all’alpinismo leggero, non dovrebbero mai mancare nel kit di nessun arrampicatore.

 

 

Eppure il loro utilizzo in falesia è spesso ritenuto scomodo e poco pratico e, anche se con il passare degli anni sta diventando una prassi più comune il suo utilizzo soprattutto tra i neofiti, siamo abituati a vedere più arrampicatori senza il caschetto che con il caschetto indossato.

 

 

Il livello di esperienza ovviamente non dovrebbe fare parte dei fattori che ci portano a decidere se e quando indossarlo: piuttosto potremmo considerare “meno a rischio” una falesia con una roccia molto compatta e dalle strutture strapiombanti, dove si riduce la possibilità di sbattere contro la roccia in caso di caduta.

 

 

Il ruolo del caschetto infatti è sia quello di proteggerci contro cadute accidentali di pietre dall’alto – mentre arrampichiamo così come mentre facciamo sicura – sia di assorbire parte dell’urto quando, cadendo, picchiamo contro la roccia.

 

 

Con materiali e schiume sempre più leggere e traspiranti, non ci sono proprio più scuse per non indossarne uno!

 

 

Edelrid

Leggerezza e comfort alla base dei caschetti di Edelrid. Foto di Martin Poetter

 

 

Caschetti ibridi vs rigidi

 

 

I caschetti ibridi

 

La prima grande differenza nella scelta di un caschetto è tra modelli rigidi e modelli ibridi. Questi ultimi sono i più leggeri tra tutti, grazie alla loro realizzazione in poliestere espanso coperto da una leggerissima scocca esterna rigida, spesso in policarbonato. In caso di impatto, l'energia viene distribuita in maniera molto omogenea dal rivestimento in policarbonato e poi assorbita dalla capacità di espandersi della schiuma. Molti modelli ibridi sono realizzati con un inserto in plastica che copre la parte superiore del caschetto: in questo caso il ruolo della calotta rigida è più di protezione della schiuma che di supporto nella gestione delle forze generate degli urti. Il modello “estremo” dei caschi a schiuma è il Sirocco di Petzl, che è addirittura un monoblocco di polipropilene espanso senza alcuna calotta: talmente leggero da dimenticarsi che lo si sta indossando. Oggi rappresentano la maggioranza dei caschetti disponibili sul mercato, anche grazie alla loro straordinaria versatilità.

 

 

I caschetti rigidi

 

I caschetti rigidi corrispondono a modelli più “tradizionali”, realizzati da un guscio esterno molto rigido (di solito in resina termoplastica) che ha la capacità di durare a lungo nel tempo e di resistere molto bene all’uso intensivo e alle abrasioni. Oltre alla calotta esterna, sono completati da un sistema di sospensioni a cinghie e da una schiuma interna, che serve a mantenere in posizione il casco sulla testa. In caso di impatto, l'energia viene distribuita sulle cinghie di sospensione dal guscio di plastica che, assorbendo parte dell'energia, si deforma. Oltre ad essere molto solidi, offrono il vantaggio di poter staccare la parte in schiuma per lavarla separatamente: per questo sono spesso la scelta preferita da palestre di arrampicata, parchi avventura e tutte quelle realtà dove si affitta questo tipo di attrezzatura. Un esempio classico di questo tipo di caschi è Boreo di Petzl. Per contro, i caschetti rigidi sono caratterizzati da un peso ovviamente maggiore e da una minore traspirabilità, che sarà quindi determinata più dal numero di buchi per la ventilazione che dal materiale del caschetto.

 

 

Nei nuovi modelli di caschetti le differenze tra ibridi e rigidi è sempre più sottile: qualsiasi caschetto rigido è infatti anche dotato di una schiuma interna, ma in questo caso la calotta esterna in plastica avvolge completamente tutta la parte interna più morbida.

 

 

Quello su cui dobbiamo essere maggiormente consapevoli quando acquistiamo un caschetto è la capacità di assorbire nello specifico gli urti dall’alto oppure di proteggere sia nella zona della calotta superiore del caschetto che nelle parti laterali di esso.

 

 

Caschetti di Mammut per le vie ferrate: solidi e dalla vestibilità stabile.

 

 

La Top and Side Protection

 

La Top and Side Protection nasce nel 2019 come una rivoluzione del marchio Petzl: con l’obiettivo iniziale di essere utilizzata nei caschetti da scialpinismo, ha riscosso da subito un successo così alto da garantirsi un raggio di utilizzo molto più ampio in caschetti specifici per gli sport di montagna più diversi.

 

 

Il primo obiettivo di un caschetto da arrampicata o alpinismo è infatti sempre stato la protezione dalla caduta di rocce dall’alto: a questo ruolo, ovviamente fondamentale, Petzl ha integrato la protezione frontale, laterale e posteriore tipica dei caschetti da sci, che entrano in gioco in caso di caduta dello sciatore. La Top and Side Protection ha rappresentato la prima omologazione certificata CE con test sugli urti sulla parte superiore, laterale e posteriore del caschetto nonché la prima certificazione per caschetti da scialpinismo.

 

 

Oggi la protezione laterale e posteriore dei caschetti assume nomi diversi ma la sostanza resta la stessa: in caso di caduta dell’arrampicatore, è del tutto comune andare incontro a urti contro la roccia che non siano solo sulla parte sommitale della testa, ma anche dietro e di fianco. Black Diamond, ad esempio, ha sviluppato la tecnologia MIPS, utilizzata per la realizzazione del caschetto Vision: in questo caso la calotta interna e la calotta esterna sono fissate tra di loro in modo da creare uno slittamento di una parte sull'altra in caso di forti impatti laterali. In questo modo la calotta interna subisce dei microspostamenti che assorbono parte dell'energia causata dall'urto, proteggendo la testa da eventuali danni. Una protezione rinforzata ti aiuta a dissipare meglio l’energia creata dall’urto con un assorbimento efficace da parte della schiuma interna, riducendo il rischio di infortunio.

 

 

Tecnologie all'avanguardia per i caschetti di Black Diamond

 

 

I materiali dei caschetti

 

Senza entrare troppo nel tecnico, è importante avere un’idea dei diversi materiali utilizzati per realizzare i caschetti da arrampicata, in modo da scegliere quello più specifico per la propria attività con maggiore competenza.

 

 

La calotta esterna: ABS o policarbonato

 

ABS

 

Abbiamo già citato la calotta esterna in ABS, spesso semplificata come “calotta in plastica”: è un guscio rigido, tipico soprattutto dei primi caschetti rigidi proposti agli alpinisti e che ricopre tutta la schiuma interna del caschetto, dando una sensazione di grande solidità e resistenza agli urti. Il suo ruolo principale è infatti quello di dare un’ottima risposta agli urti di piccola entità, senza danni evidenti né alla sua struttura, né alla schiuma interna, che avrà poi il compito di entrare in gioco in caso di urti più importanti.

 

 

La percentuale di copertura in ABS si riduce sempre di più nei modelli ibridi, creando caschetti sempre più tecnologici, con materiali performanti e super leggeri. I caschetti con un guscio esterno rigido in ABS sono in genere più pesanti rispetto agli ibridi in sola schiuma, più economici e duraturi.

 

 

Policarbonato

 

Il caschetto rigido in policarbonato è la versione più innovativa del caschetto in ABS: con durezze diverse, il guscio in policarbonato ha diverse capacità di reagire agli urti e, nei modelli che adottano un guscio particolarmente sottile, può essere necessario doverlo sostituire dopo un urto di discreta intensità. Rispetto all’ABS, il policarbonato è più duraturo e resistente; potendo realizzare delle calotte più sottili, con meno materiale rispetto all’ABS, la sensazione è che sia anche più leggero e morbido. Si colloca un po’ come una via di mezzo tra le migliori qualità di tutti i caschetti disponibili, offrendoti un caschetto rigido ma leggero e comodo, con un’ottima protezione interna che viene affidata a diversi abbinamenti di schiume.

 

 

La schiuma interna: EPS o EPP

 

EPS – Polistirene Espanso Sinterizzato

 

La schiuma interna dei caschi rigidi, oppure la scocca dei caschi ibridi, può essere realizzata in EPS o EPP. L’EPS è polistirolo espanso di diverse densità con un’ottima capacità di assorbire la forza di impatto degli urti:  anche se in genere è necessario sostituire il caschetto dopo un impatto molto forte (che avrà conseguenze evidenti sulla schiuma). A livello di costi rappresenta una buona via di mezzo tra il caschetto rigido e la versione ancora più tecnologica in EPP.

 

 

EPP – Polipropilene Espanso

 

Materiale molto simile all’EPS, l’EPP è una schiuma dalla struttura più morbida, capace di assorbire urti piccoli senza riportare danni evidenti. Ugualmente alla schiuma in EPS, deve però essere sostituito immediatamente in caso di un urto molto forte: ma, anche qui, i danni alla struttura della schiuma saranno evidenti già a una prima ispezione, e non ci saranno dubbi sulla fine del suo percorso insieme a noi. In genere si tratta di un materiale più costoso ma anche più confortevole da utilizzare; potrai sentirti sollevato dall’idea di dover scegliere tra i due tipi di schiuma in moltissimi modelli che li utilizzano entrambe su zone del caschetto diverse (in genere l’EPP è sulla parte laterale e posteriore, l’EPS sulla parte superiore).

 

 

Petzl Distribution

Sirocco di Petzl: un casco di alta gamma per le migliori prestazioni

 

 

Che tipo di casco usare per i diversi tipi di arrampicata?
 

 

Vie ferrrate e parchi avventura

 

Per le vie ferrate e i parchi avventura possiamo scegliere un caschetto rigido che ci protegga dalla caduta di sassi dall'alto e dagli urti accidentali con i gradini in ferro o con gli altri tipi di attrezzatura con cui sono attrezzate le ferrate. Il casco rigido inoltre ha imbottiture interne rimovibili e lavabili dopo un utilizzo particolarmente intenso; a queste caratteristiche possiamo poi aggiungere eventuali fori per la ventilazione  e diverse regolazioni dell'allacciatura a seconda delle nostre preferenze.

 

 

Alpinismo estivo, vie sportive o trad multi-pitch

 

In qualsiasi situazione in cui metterai in conto di tenere il casco sulla testa per diverse ore, ti consigliamo di orientarti verso modelli che siano traspiranti o che siano realizzati con molte aree di ventilazione. I caschetti ibridi, già caratterizzati “per natura” da un peso ridotto rispetti ai caschetti rigidi, sono più piacevoli da indossare durante le lunghe giornate in parete e in qualsiasi tipologia di attività di lunga durata, soprattutto se escludiamo condizioni particolarmente invernali.

 

 

Arrampicata su ghiaccio

 

All’estremo opposto sia come clima che come necessità, troviamo le attività invernali come l’arrampicata su ghiaccio per le quali, più che una buona traspirabilità, cercheremo la migliore protezione possibile dalla caduta dall’alto di frammenti di ghiaccio e altri materiali instabili. In questo caso ci orienteremo quindi verso un caschetto rigido, senza troppe aree di ventilazione e che abbia un sistema di regolazione, ad esempio con rotella, studiato nello specifico per poter essere aggiustato indossando i guanti invernali.

 

 

Arrampicata sportiva

 

Per quanto riguarda l’arrampicata sportiva la scelta si semplifica ed è collegata più alla stagionalità che ad esigenze specifiche della disciplina. Un caschetto leggero e ben aerato è in genere perfetto per coprire la maggior parte delle situazioni legati ai rischi moderati dell’arrampicata in falesia; se abbiamo la possibilità di provarli prima dell’acquisto, scegliamone uno che sia confortevole da utilizzare anche per tutta la giornata in modo da tenerlo indossato anche mentre facciamo sicura, soprattutto se siamo alla base di falesie dove sono state segnalate cadute dall’alto di pietre e materiale friabile.

 

 

Scialpinismo

 

Il mondo dello scialpinismo risponde a esigenze e normative stabilite dall’ISMF: la EN 12492 per l’alpinismo (la stessa che utilizziamo per l’arrampicata sportiva) e la EN1077/B per lo sci alpino, più specifica per gli impatti laterali della testa che possono avvenire in seguito a una caduta. Tutti i caschetti da scialpinismo che vengono progettati ad esempio per le competizioni rispettano questa doppia omologazione, garantendo uno standard di sicurezza elevato nonostante l’incredibile leggerezza che li contraddistingue.  La doppia certificazione risulta comunque obbligatoria solo in ambito di gara.; alcuni modelli di caschetti per scialpinismo possono essere utilizzati senza la certificazione EN (anche se probabilmente l’azienda produttrice avrà provveduto ad avere certificazioni proprie) in contesti amatoriali.

 

 

Edelrid Martin Poetter

Edelrid Zodiac 3R realizzato con materiali riciclati: un caschetto performante e sostenibile

 

 

Il sistema di regolazione: fibbia o rotella              

 

Un casco che protegga bene e che sia efficace deve essere stabile sulla nostra testa: una volta regolato, non dovremmo più preoccuparci di “sistemarlo meglio” durante la giornata.  La differenza principale tra una regolazione con fibbia e una con rotella è che la prima è collocata sotto il mento o di fianco al volo, ed è regolabile solo con due mani. La rotella invece è collocata dietro alla testa e si può comodamente allargare e stringere con una mano sola. In molti modelli le chiusure sotto al mento e la regolazione posteriore con rotella coesistono per darti un modello particolarmente adattabile e possono essere realizzati con delle “varianti sul tema”, come dei sistemi di adattamento a cordoncini ultraleggeri per facilitare le regolazioni e la messa a punto della calzata.

 

 

Gli accessori dei caschetti

 

Alcune caratteristiche possono essere considerate “accessorie”, ma si rivelano cruciali ad esempio nel momento in cui ci attardiamo in falesia o in montagna. Tra queste c’è indubbiamente la clip per agganciare la frontale, uno di quegli elementi dell’attrezzatura da arrampicata che in realtà dovrebbe far parte di ogni buon “kit di base” di ogni climber. Ormai quasi tutti i caschetti da arrampicata sono predisposti per l’utilizzo della frontale, quindi le differenze si trovano più nel sistema di fissaggio. Allo stesso modo potremmo riconoscere gli innumerevoli vantaggi di un caschetto con ampi fori di ventilazione se programmiamo di utilizzarlo molto in estate, o in giornate particolarmente impegnative dove preferiamo non dover “soffrire il caldo”.

 

 

I caschetti da alpinismo, oltre ad avere un’ergonomia particolare e lo slot per agganciare la frontale, hanno anche dei sistemi di aggancio per la maschera da sci, nonché paraorecchie rimovibili a seconda delle situazioni. I caschi “top di gamma” posso anche essere realizzati con imbottiture traspiranti e removibili, che potrai sostituire con un kit in foam antisudore.

 

 

Cosa sapere prima di utilizzare un caschetto

 

Ogni caschetto è dotato di un libretto di istruzioni che ti spiega nel dettaglio come regolare il caschetto sulla testa, verificando che la vestibilità sia ottimale, e che ti illustra tutte le specifiche del modello che hai scelto. Non dimenticarti di conservarlo in modo da poterlo consultare più volte nel corso degli anni, in modo da avere sempre indicazioni precise anche sulla sua cura e manutenzione.

 

 

Foto di copertina: © 2020 PETZL DISTRIBUTION-Mathis DUMAS, Fonti: Edelerid Knowledge Base, Guide DolomitiPetzl

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